Ecco così, nella mania tutta italiana di rendere tutto il cinema nella nostra lingua, che un film già discusso come Miracolo a Sant’Anna
giunge al pubblico delle nostre sale completamente “distrutto”,
perdendo gran parte del suo significato. Nato anche come
incontro-scontro di culture durante la Seconda Guerra Mondiale -
statunitense, italiana e tedesca -, vede gli interpreti americani
doppiati, e quelli italiani mantenere la loro lingua. Solo i nazisti
non parlano italiano. In scene alquanto surreali e disorientanti, ecco
i soldati neri della 92^ Divisione “Buffalo Soldiers” dell’esercito
Usa, bloccati vicino al fiume Serchio, parlare un fluente italiano, nel
1944. Si trovano di fronte gli abitanti di un piccolo paesino toscano
che… ovviamente parlano anche loro italiano, con accento toscano.
Eppure, non si comprende come mai, i due gruppi fanno fatica a capirsi,
come se avessero idiomi diversi. Probabilmente perché, nella versione
originale del film, la differenza linguistica tra alleati e popolazione
italiana è proprio un elemento essenziale, che sottolinea le diversità
ma che non impedisce il formarsi di solidarietà umana e speranza?
Nella trama di Spike Lee l’unico tra i quattro commilitoni a sapere l’italiano è il soldato di origini portoricane, Hector (Laz Alonso), che spesso fa da traduttore alle due comunità, insieme a Renata (Valentina Cervi), la sola toscana a masticare un po’ di inglese.
Della tragica deformazione della pellicola si è accorto anche il
regista Lee, che ha più volte invitato a “vedere il film in lingua
originale” in quanto “con il doppiaggio si perde l’incontro di lingue e
culture diverse tra soldati neri e italiani”. Aggiungendo: “Un esempio
è la ricerca di un linguaggio gestuale tra il piccolo protagonista
italiano, Angelo, e il soldato nero Train: col doppiaggio si butta
tutto dalla finestra”. Infatti.
Nella versione originale, inoltre, colpisce che il soldato tedesco
“buono” (Jan Pohl) catturato dai partigiani conosce un po’ di italiano,
che utilizza per salvare proprio Angelo, il bambino di Sant’Anna di
Stazzema. Lui, nazista, a differenza degli alleati salvatori riesce a
comunicare con il piccolo. E anche questa delicata minuzia ovviamente
si perde.
Gli spettatori non possono che protestare. In Rete si legge, sul forum di Mymovie:
“un film orribile: sono i soldati americani che hanno imparato
perfettamente l’italiano oppure sono i montanari che parlano
fluentemente l’inglese?” o “come fanno dei montanari toscani a farsi
capire subito da degli americani? Hanno seguito un corso d’inglese per
corrispondenza?”. Similmente sul forum di Dvdessential:
“Com’è stata resa la differenza linguistica?”, si chiede un utente; e
la risposta è: “Non è stata resa. Tutti, magicamente, parlano la stessa
lingua… partigiani, bambini, donne, giovani e vecchie… e il film è
ambientato nel 44!”.
Prima ancora dell’uscita di Miracolo a Sant’Anna era avveduta la previsione di un forumista di FutureGamer.it:
“Chissà che abominio faranno col doppiaggio, io non sono certo un
fanatico dell’originale, ma un film così dovrebbe proprio passare con i
sottotitoli”.
La proiezione dedicata alla stampa a Milano è stata in lingua
originale, con i sottotitoli per la parte recitata in inglese. Perché
non regalare anche al pubblico in sala questa fortuna? Si ha così poca
stima della platea italiana?
Intanto il botteghino non rilancia Spike Lee. Finora è solo settimo con 425.886 euro di incasso, superato anche da Zohan - Tutte le donne vengono al pettine, sesto. Miglior fortuna per Mamma mia!,
balzato al secondo posto con 851.147 euro: da notare che la maggior
parte del musical, cantata, è in inglese sottotitolata in italiano.